Presidente Sassoli, Ministro Franceschini, autorità tutte,
Benvenuti a Venezia. Voglio innanzitutto ringraziare l’amico Francesco per aver scelto Venezia per la prima conferenza del Soft Power Club, nessuna città sarebbe stata più adeguata. In questi due giorni di dibattito durante i quali illustrissimi ospiti hanno avuto modo di confrontarsi, è tornata ad essere sede di quella diplomazia culturale internazionale che per secoli ha contribuito a costruire la grandezza della Repubblica Serenissima.
Interrogarci qui a Venezia sul ruolo, quanto mai attuale, del Soft Power nel confronto tra le potenze mondiali e di come contribuire in maniera positiva al dialogo e alla cooperazione tra di loro non solo è un sincero omaggio alla millenaria storia della nostra città, ma è anche il riconoscerle quella sua innegabile vocazione allo scambio culturale, al confronto diplomatico, all’essere luogo di innovazione, di sperimentazione e, soprattutto, di resilienza.
Non possiamo però parlare di Soft Power se non sottolineiamo quanto fondamentale sia ricostruire quel legame fiduciario, tra società civile e istituzioni, tra cittadini e governanti ma anche tra diversi livelli dell’amministrazione statale che è basilare per generare un leale e rispettoso rapporto tra le parti.
Come ha ricordato l’amico Francesco nell’intervista di presentazione del convegno a “Il Gazzettino” nella quale sottolineava di – cito testualmente – ” ho maturato la convinzione di dovermi impegnare in quella che chiamerei diplomazia culturale internazionale. Il soft power è un’idea a sostegno della reciproca convinzione tra le nazioni, e tra i cittadini, valorizzando le diversità”, anche io sono fortemente convinto che oggi, in un momento di grandi sfide sia per la comunità internazionale che per la nostra città, dove la logica dell’esclusione e della chiusura rischiano di amplificarsi, sia fondamentale lavorare tutti affinché i cittadini sentano la vicinanza dei propri sindaci e i sindaci sentano gli altri organi istituzionali al loro fianco.
Venezia ha affrontato mesi bui che hanno avuto, sull’intero territorio, una ricaduta sia dal punto di vista economico che della tenuta sociale. A novembre l’acqua alta, 187 centimetri, poi, proprio nel momento in cui stavamo iniziando a risollevarci, completando la ricostruzione, è arrivata l’ondata pandemica. Questa città non si è mai rassegnata e ha fatto in modo, grazie alla tempra dei suoi cittadini, che da questi momenti di scoraggiamento e difficoltà se ne potesse uscire più forti e determinati. Oggi lo spirito di Venezia è sotto i vostri occhi, lo toccate con mano camminando per le calli o ascoltando i primi turisti che stanno tornando a visitarla.
Purtroppo, però, spesso, negli ultimi anni, Venezia è stata oggetto di “hard power” da parte dello Stato centrale e, nonostante le ripercussioni negative di questo atteggiamento sul territorio, continua ad esserlo. Negli anni, ogni organizzazione ministeriale, che nell’idea di partenza aveva l’ambizione di gestire Venezia, ha in realtà generato ritardi e aumentato la burocrazia. Basti pensare al MOSE, gestito dallo Stato, che negli anni ha causato oltre ai fortissimi ritardi pure grande corruzione. Tutto il sistema di gestione delle Grandi Navi ne è un altro esempio lampante tanto che ad oggi, nonostante il voto chiaro della Città di spostarle su un percorso alternativo per evitarne il passaggio davanti a S.Marco, non ha trovato ancora nessuna risposta dal governo centrale. Da ultima, con il “Decreto Agosto” di quest’anno, in piena pandemia, l’invenzione dell’ “Agenzia per Venezia” attraverso la quale, da Roma, si decideranno le scelte, le tempistiche e le modalità di gestione del Mose, nonché i poteri sulle acque della laguna.
Per questo, proprio in queste ore, sto contribuendo alla stesura, d’intesa con il presidente della Regione Luca Zaia e con il supporto dell’avvocatura civica, di una serie di emendamenti che riportino la città protagonista del proprio futuro. Obiettivo far vincere il soft power rispetto all’hard power, rovesciare l’approccio élitario della politica.
Il modello positivo è quello del “Ponte di Genova”, dove si è affidato al sindaco, eletto direttamente dai cittadini e che risponde direttamente a loro, l’incarico commissariale per la ricostruzione. Su quel ponte ora passa l’Italia intera.
Anche il tema dei cambiamenti climatici, argomento di vitale importanza per il futuro e la salvaguardia di Venezia è senza ombra di dubbio prioritario. Come Amministrazione siamo stati promotori, in tempi non sospetti, di una richiesta alle Nazioni unite di stabilire qui un’agenzia per un loro studio. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha citato il disastro dell’acqua alta di Venezia nel suo discorso alla plenaria di Strasburgo, facendoci sentire tutto il sostegno europeo. Trasversalmente il mondo della politica ha voluto, anche fisicamente, essere presente così come ha fatto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte assieme alla Protezione Civile. Una collaborazione tra Istituzioni e Città che ha dato ottimi risultati.
Ora però si vorrebbe che la Città tornasse a fare da spettatrice su decisioni che la riguardano e che si vorrebbe far prendere altrove. Noi siamo per il principio di sussidiarietà e per la leale collaborazione tra le Istituzioni. Ci vuole rispetto.
Il “Soft Power” diventa quindi l’espressione di un potere vero, quello che racchiude in sé una forza nobile, un obiettivo positivo, una voglia di fare squadra per costruire un bene più grande. Venezia, nei suoi 1600 anni di storia ha saputo conquistare interi popoli con la forza della sua imponente flotta navale, ma, al tempo stesso, ha saputo attirare a sé, attraverso le cosiddette “dedizioni”, tantissime città che le riconoscevano di essere baluardo di libertà e di grande sviluppo sia commerciale che culturale.
Abbiamo bisogno di un altro modo di relazionarci: rispettoso delle diversità senza però passare per i buonisti di facciata. La pandemia del Covid pone nuovi interrogativi e apre inesplorati scenari. Accogliere gli altri, ma solo se dimostrano di meritare la nostra mano tesa. Guardare a costruire un futuro con chi è disposto a farlo senza cercare un tornaconto. Pensare alle nuove generazioni perché altrimenti saremo destinati ad essere additati come coloro che avevano tra le mani una grande opportunità, come il Recovery Fund, e l’hanno sprecata. Abbiamo dimostrato di saper spendere bene le risorse che ci sono state date, puntando sugli investimenti e azzerando le spese improduttive. E stiamo dimostrando che la transizione energetica e l’economia circolare sono realtà: abbiamo acquistato tutti i pullman elettrici per il Lido di Venezia e Pellestrina; rilanciato la micromobilità in piena pandemia con più di 1000 biciclette e 400 monopattini, abbiamo anticipato la chiusura della centrale a carbone di Fusina, abbiamo deciso con Eni per l’apertura del primo distributore fisso di Idrogeno a Marghera e per una società partecipata da Veritas per trasformare il rifiuto umido in carburanti, abbiamo lanciato, attraverso il Salone nautico di Venezia, un programma per ottenere le norme a favore dell’immatricolazione delle barche ibride, elettriche ed a idrogeno. Ora quelle norme sono diventate reatà.Andiamo avanti, facciamolo con coraggio e con condivisione. Facciamo in modo che le migliori menti e i cuori più sinceri si uniscano per costruire il futuro. Questo è il vero senso del “soft power”, e in questa città troverete sempre accoglienza e sostegno. Venezia c’è, e sarà sempre al fianco di chi vuole lavorare con questo obiettivo! Avanti, con fiducia.